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domenica 1 maggio 2011

Cattiva

Sono di nuovo in questo locale di merda ed è tutta colpa tua. Come al solito. Mi sono svegliata e non c'eri. Dovrei esserci abituata, ma non lo sono. Sei cattivo. Non ti frega nulla di niente, di nessuno. Vorrei essere come te, che godi di una specie di immunità sentimentale.
Ecco, vedi come mi riduci? Parlo da sola. Vorrei parlare con te, ma tu non ci sei mai e io mi sfogo con me stessa. Vaffanculo, esci dalla mia mente.
Basta vado via. Era meglio se rimanevo in casa e invece mi sono lasciata trascinare dagli amici in questo covo di gay e lesbiche. Ha ragione mia madre quando dice che, se continuo ad avere solo amici froci, non mi sposerò mai... non che voglia sposarmi per carità! Oddio vedi, mia madre? Mi è venuta in mente mia madre? Basta vado a casa.
Sto uscendo e sulla porta la vedo. E' Carmen. Vestita di rosso, con i capelli sciolti e i tacchi alti. Ti ricordi di lei? E' splendida. Lo è sempre stata. E' così donna, così bella e così... lesbica. Mi avvicino, non dovrei. Lei è persa di me. Da sempre. Ti ricordi come mi metteva in imbarazzo, con le sue lusinghe, le sue richieste? Le volevo bene, siamo state amiche, colleghe, confidenti. Ma lei voleva di più. Ha sempre voluto di più. Non vorrei illuderla, sarebbe meglio evitarla, ma oggi... credo di non ragionare bene.
-Ciao Carmen.
-Ciao.
-Ti trovo bene.- le dico.
-Anche tu, sei sempre bellissima.- il mio ego apprezza. Ecco vedi. Lei mi adora brutto stronzo!
-Grazie, anche tu sei bella.- sorrido. Questo è un colpo basso, lo so. Ma è colpa tua. Tutta tua.
-Stavi andando via?-
-Si... vuoi venire a casa con me?- oddio, l'ho detto sul serio?
Nei suoi occhi leggo confusione, gioia, speranza. Mi sento un mostro ma ora... ho la certezza di non ragionare bene.
E siamo a casa. Neanche il tempo di un bicchiere di vino e me la ritrovo addosso. Vorrei dirle di no, che ha frainteso, che non so cosa mi è preso e invece non dico nulla.
Le sue mani sono sotto la mia maglietta. La sua lingua in bocca.
-Sei bella Carmen.- ed è vero. Lei è morbida, florida, tonda. Mi sento una bambina in confronto. Con la mia pelle chiara, il seno piccolo, la vita stretta.
-Non sai quanto ti ho desiderato...- mi dice mentre mi spoglia, mentre la spoglio.
Siamo una di fronte all'altra. In piedi. Non c'è imbarazzo ora. Solo curiosità. La sua mano è sul mio seno. Le sue labbra sulle mie. Le accarezzo i lunghi capelli neri, le sfioro la punta dei grandi capezzoli, i fianchi. La prendo per mano e la porto in camera da letto.
Le sue tette sono belle. Grandi e sode... le assaggio prima piano, con cautela. Si, belle. Le ciuccio, le lecco, le stringo. Le pizzico i capezzoli fino a farle male. Sono invasa da una frenesia sconosciuta. Ho una voglia pazzesca. La prendo per i capelli e la bacio. Si, forte. Le spingo la faccia tra le cosce, voglio che me la lecchi. Voglio godere. Lei lo fa. Fa tutto. Senza riserve, docile e ubbidiente. La sua lingua mi assaggia, mi bacia. Sento che mi mordicchia il clitoride, che invade il mio sesso. E' brava, davvero. Più brava di te! Oddio, ora ho le sue dita dentro che si muovono senza sosta, scivolano bene tra le mie pieghe bagnate. Con l'altra mano si tocca. Si, si sta toccando per me. Non resisto e le vengo in mano.
Ci baciamo di nuovo. Abbracciate. L'eccitazione sale ancora. Ci sono ancora carezze, baci. Voglio leccarla, adesso. Io a lei. Mi inginocchio tra le sue gambe. L'odore è quello, come il mio ma diverso. Le apro bene le cosce, sarò capace? Se ci riesci tu, di sicuro lo posso fare anch'io!
Mi abbasso e la lecco. E' già larga, bagnata. E' salata, metallica. Non lo so se lo faccio bene, ma vedo che lei geme, si contorce. Continuo. La mia lingua non si ferma. Dal clitoride al buco. La bacio, la mordo. Lei è fradicia e io le infilo di colpo l'indice nel suo buco più stretto. E' stato un riflesso. Pensavo a te. So che ti piace sentire il mio dito dietro quando te lo prendo in bocca.
Alzo la testa. Sembra contenta. Continuo. Tolgo la lingua e infilo le dita. Due dita nella figa e uno nel culo. Le muovo veloci e mi piace vederla godere. Vorrei avere il tuo cazzo. Si, vorrei avere il tuo cazzo e ficcarglielo profondo dentro. Continuo a muoverle, lei sembra impazzire, con gli occhi chiusi e il respiro corto.
E poi sento un movimento diverso, un contrarsi della figa ritmico.
Sta venendo.
Hai visto che brava che sono stata?
Ci abbracciamo a cucchiaio, con lei dietro, che mi accarezza il fianco.
-Ti amavo, lo sai vero?- mi dice.
-Si, lo so.
Mi sveglia il rumore delle chiavi nella toppa.
Sei tu. Tu che adesso mi guardi avido, appoggiato allo stipite della camera da letto.
-Carmen.- la chiamo.
Lei è sveglia. Mi guarda adorante.
-Carmen vattene.-
-Vattene via, rivestiti e vattene.- le dico.
Non emetti un suono. Aspetti di sentire il rumore della porta che sbatte e mi guardi col tuo mezzo sorriso.
Io sono ancora nel letto.
-Sei più cattiva di me, lo sai vero?- mi dici.
-Si, lo so.-