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giovedì 17 marzo 2011

Come una bambola


Di schiena ma con la testa voltata verso lo specchio Anna si guarda, si osserva. Niente male. Anna si piace. Sa di essere bella, non ha bisogno di conferme, sa di piacere... non è solo il corpo che attrae in lei. E' il colore, i suoi colori. Anna ha occhi, capelli e ciglia nerissimi che risaltano come fari sulla sua carnagione quasi lattea. Sembra una bambola, una bambola esotica con occhi grandi che brillano. Ancora uno sguardo allo specchio e un sorriso fugace. E' pronta.
Il locale è pieno, fumoso. Domani è un giorno lavorativo, ultra trentenni pieni di alcool e di coca ballano sulla pista come posseduti. Anna si fa largo tra la folla , in molti si girano al suo passaggio. Si appoggia al bancone del bar, sorridendo al barista. Lui la riconosce, lei viene li spesso. Un bicchiere le viene appoggiato davanti, senza che abbia bisogno di ordinarlo. Sorride con gli occhi al giovane e dopo qualche sorso riprende a girovagare.
Anna lo vede. E' appoggiato al muro, sembra stanco. Dimostra tutti i suoi 35 anni, forse qualcuno in più'. Gli si avvicina. Lo guarda. E' un bel tipo, e' vestito in modo sobrio ma costoso. Ben curato. Ad Anna piace, forse e' quel velo di tristezza che lo rende attraente. Gli si avvicina, lui la nota. La guarda. Le sorride. Anna adesso gli e' vicina, si alza in punta di piedi e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui aggrotta le sopracciglia, sembra stranito, incredulo. Lei sorride, lui e' incerto. Anna non si fa scoraggiare, lo prende per mano e lo guida verso l'uscita di sicurezza.
Fa freddo nel vicolo, un brivido le percorre la schiena e le indurisce i capezzoli.
Lei, appoggiata al muro, continua a sorridere al suo incredulo compagno.
“Non so neanche come ti chiami.” Anna non risponde, non risponde mai, lo afferra per il colletto della camicia e lo avvicina alle labbra. Il giovane non ha bisogno di altri incoraggiamenti. La bacia con foga, le morde le labbra. Lei non si ritrae. Le sue mani sono già sotto la maglietta di lei, non porta il reggiseno, le accarezza i seni piccoli e duri, le tira i capezzoli. La sente gemere sotto le sue labbra. E' eccitato, le spinge il bacino contro, per farle sentire quanto e' duro. Anna ha le mani sulla sua patta, vuole prenderlo in mano.
“No, dai non qui. Andiamo a casa mia, e' vicina”
Anna non risponde. Gli prende la mano e la infila sotto la sua gonna corta.
Lei non porta nulla neanche li'. Lui adesso e' perso. Lei sorride. La sua mano e' subito tra le pieghe, la sente bagnata, calda. Due dita sono dentro, lei agita i fianchi frenetica. Lui le alza la maglia incurante di tutto. Le succhia i capezzoli, li morde fino a farla urlare e intanto con la mano continua a penetrarla. Anna ha voglia di toccarlo, finalmente riesce a liberarglielo dai pantaloni, e' duro. Caldo. Fa scorrere la sua piccola mano su e giù.
“Oddio sei così perfetta... “ Lui le scosta le mani la solleva a gambe aperte e senza esitare lo sbatte dentro.
“E' questo che volevi vero?” Ma Anna non risponde, ma è proprio quello che voleva. Geme, si dimena sotto quelle spinte. Il muro le graffia la schiena ma non e' importante. Lui si ferma. Le piace guardarla perché' adesso che e' cosi' eccitata gli occhi di Anna sono ancora più neri. Sono ancora più grandi. Guardandola fisso, le infila il medio nel buco tra le natiche. Lei sussulta, ma non si ritrae e lui lo affonda di più'. Le scopa il cul0 con il dito mentre e' duro tra le sue gambe. Anna non riesce a stare ferma, si muove a ritmo di quell'invasione e allora lui riprende a spingere, ancora e ancora fino a farla urlare dall'orgasmo e subito viene anche lui.
“Tutto bene? Dio e' stato favoloso...” Anna annuisce, adesso che ha i piedi per terra si sente il sesso gonfio, pieno dei suoi umori e di sperma. Li sente colare lungo la gamba.
“Dai vieni a casa con me, non è ancora mezzanotte...”
Lei annuisce e gli sussurra all'orecchio ha bisogno solo di un attimo per andare in bagno.
Lui la guarda rientrare nel locale in estasi. Che strana ragazza. Non si capacita che una cosa cosi' sia successa proprio a lui. Cosi' bella, con quella pelle perfetta come una bambola preziosa.
Anna è ferma alla fermata. Batte i denti per il freddo e il cappotto non riesce a scaldarla. Ha perso l'autobus, continua a guardare la strada nella speranza di vederlo arrivare, ma sa già che è troppo tardi. E' passata da poco la mezzanotte. Rassegnata prende il cellulare dalla tasca e chiama.
“Bambolina cosa è successo?”
“Niente ho perso il pullman e adesso sono ferma alla fermata. Puoi venire a prendermi?”
“Ecco. Al solito. Te l'avrò detto mille volte di non uscire in settimana...”
“Ma insomma, passi a prendermi o no?”
“Va bene, dieci minuti e sono li”
“Fai in fretta papà... domani c'è scuola.”

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