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martedì 12 aprile 2011

Affettività predatoria

-Prego si accomodi.-
-Dove?-
-Dove vuole.-
-Ci sono tre poltrone e un lettino qui.-
-E allora?-
-E' una specie di test?-
-No. Sono solo tre poltrone e un lettino. Signor M. la prego si sieda dove vuole. Non sia nervoso, si accomodi dove pensa di poter essere più a suo agio.-
-Va bene.-
-Dunque Signor M. mi spieghi perché è qui.-
-Non l'ha letta la mia cartella?-
-Certo che l'ho letta. Vorrei che me lo dicesse lei.-
-Sono affetto da un disturbo psichico.-
-E quale sarebbe?-
-Dottoressa, è lei la psichiatra.-
-Signor M., senta. Lei non viene qui per farmi un favore. Le mie sedute costano, e anche parecchio. Mi assecondi la prego.-
-Come vuole. Mi è stata diagnosticato un disturbo della personalità.-
-Quale?-
-Lo sa già.-
-Quale Sig. M.?-
-Disturbo narcisistico di personalità.-
-E si riconosce in questa diagnosi?-
-Si, in parte.-
-In cosa si riconosce?-
-Sono molto egoista. Amo stare al centro dell'attenzione. Ho un'affettività di tipo... com'è che si dice dottoressa?-
-Predatorio?-
-Ecco si, godo nel predare. Nel ricevere attenzioni, nel sentirmi amato, nel riuscire a scoparmi una donna, a farla innamorare di me, a trattarla come mi piace.-
-Questo la rende un “uomo” Sig. M., non un malato. Mi spieghi dove sta davvero il problema.-
-Non provo nulla.-
-Nulla riguardo a cosa?-
-Riguardo agli altri. Nulla. Sono sentimentalmente incapace. Mi piace fare sesso, godo nel farlo, ma non riesco ad affezionarmi davvero a nessuno. Sono pienamente soddisfatto solo quando riesco a plasmare una donna come più mi piace, a renderla dipendente da me, a renderla schiava del mio desiderio, a farla pensare come pensa la mia testa.. Ma è solo un attimo, una volta che ottengo il mio scopo tutto è noia.-
-Vuol dirmi che è incapace di provare empatia nei confronti delle sue partner?-
-Si.-
-Stento a crederci Sig. M.-
-E' così Dottoressa.-
-E da cosa pensa possa dipendere questa sua incapacità di provare... diciamo “amore” verso qualcuno che non sia se stesso? Da un episodio del suo passato?-
-Non giochi con me Signora. Ha letto la mia cartella. C'è scritto e non ne voglio parlare.-
-Va bene, ci lavoreremo. Perché ha cambiato psichiatra? La seguiva la Dottoressa G. prima, vero?-
-Si, ma non ha funzionato... me la sono scopata.-
-Ah-
-E già.-
-Vorrebbe scopare anche me?-
-Perché me lo chiede?-
-Perché da quando è entrato Sig. M. lei è in erezione, o sbaglio?-
-No, non sbaglia.-
-Bene, vogliamo scopare?-
-Cosa?-
-Le ho chiesto se vuole scopare?-
-Con lei?-
-No, con una delle mie poltrone... Sig. M. credevo avesse un disturbo di personalità, non un ritardo mentale. Ha capito la domanda?-
-Si si... certo. Mi sta dicendo davvero che vuole fare sesso con me?-

La dottoressa smette di rispondere, lo guarda e aggira la scrivania. Si mette tra le sue gambe, scalcia via le scarpe e inizia a sbottonarsi la giacca, la toglie e la lascia cadere per terra, ora le sue mani si muovono sulla camicetta e in un attimo anche questa finisce sul pavimento. Si sfila la gonna. Rimane in intimo nero, non porta le calze. E' bella, giovane. Magra, alta, ma rotonda nei punti giusti.
Ha un profumo raro, buonissimo, di quelli da ricchi.
Il Sig. M. l'attira verso di se e le infila la lingua nell'ombelico, le sue mani le strizzano le natiche, le scostano gli slip. E' bagnata. E' fradicia. Ora le risalgono il corpo, le tolgo il reggiseno. Lui si alza, le succhia vorace i capezzoli, le morde i seni. La sbatte violento sulla scrivania, si sbottona, si tira fuori il membro e in un attimo è dentro di lei. Lei è stretta, calda. Basterebbe poco per farlo venire, ma non è quello che vuole lei. No. Lei lo spinge via. Ride.
-Si spogli e si sdrai sul lettino, la prego Sig. M., mi assecondi.-
E lui lo fa. Si sdraia, nudo sul cuoio morbido. Lei lo scavalca, ora è nuda anche lei. Si mette a cavalcioni e prende a muoversi sul pelo ruvido del suo ventre, del suo petto. Gli strofina la vulva bagnata addosso aggrappandosi alle sue spalle. Poi si impala. Si impala lenta su quell'asta di carne dura. Si alza, solo la punta le rimane dentro ma si riabbassa subito. Di peso, con forza. E poi di nuovo, prima quasi si sfila e poi gli crolla addosso. Ad ogni colpo di quelle tenere carni, il Sig. M. sobbalza, gli manca il fiato, ogni colpo gli trapassa il cervello. Fuori di se l'afferra per le braccia l'avvicina alla bocca, la morde, la bacia fino a farla sanguinare. Lei continua a muoversi, ora più frenetica. Spinge i fianchi su e giù fino a esplodere in un orgasmo animale.
Ma non basta. La dottoressa vuole di più. Piena di lui si rialza, si sfrega ancora sul pelo del suo petto e poi gli si siede in faccia. Quasi lo soffoca tanto è l'impeto di quel gesto. Lui la bacia, la succhia, assapora il suo sperma mischiato ai liquidi di lei. Gli piace. Lecca, morde e succhia ancora e lei gode, gode fino a raggiungere di nuovo la cima. Gode urlando come non ha mai fatto perché lui è bravo, il più bravo.. le ha già infettato il sangue, le ha già scardinato la mente, le è già entrato nel cuore... lui è il migliore, lui è un Dio...

-Sig. M.? Sig. M. mi sente?
-Si... cosa?
-Le capita spesso di assentarsi così durante una conversazione?
-Solo quando sono davanti a una bella donna.-
-Senta Sig. M., le dico già che non attacca. Risparmi le sue arti amatorie per chi riesce ad apprezzarle e risponda alla domanda.
-Qual era la domanda?-
-Perché si è rivolto a me e non ha continuato il suo percorso con la Dottoressa G.?
-Ah... divergenze di opinione.
-Va bene. Per adesso direi che basta così. Ci vediamo la prossima settimana prenda appuntamento con la mia segretaria.-
-Ci conti Dottoressa, ci conti.-

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